Libere professioni, Intelligenza Artificiale e Sicurezza Cibernetica
Già nel 2019, quando iniziai ad occuparmi di intelligenza artificiale, mi interrogai sull’uso di questa potente tecnologia anche al di fuori dei consueti ambiti applicativi. Essendo io stessa titolare di un’attività professionale, curiosai tra le statistiche dedicate alle varie tipologie di lavoratori ricadenti nella mia stessa categoria ed allargai lo sguardo agli studi professionali in generale, scoprendo che solo una percentuale molto esigua di questi lavoratori investiva in nuove tecnologie. Oggi, a quattro anni di distanza (che in termini di implementazione tecnologica corrispondono a qualcosa di simile agli anni luce), mi affido ad un rapporto del centro interdipartimentale dell’Università di Pavia Institute for Transformative Innovation Research (Itir) per confermare lo stesso dato di cui sopra: gli studi professionali italiani continuano ad investire una percentuale molto esigua del loro fatturato in digitale, e cioè tra i mille e i 5mila euro l’anno, mentre solo una piccola percentuale di essi spende più di 30mila euro in nuove tecnologie.
In termini di formazione invece, la maggior parte dei professionisti italiani ha dedicato e continua a riservare non più di un giorno all’anno alla formazione in nuove tecnologie. Eppure, saper utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale è una competenza fondamentale richiesta anche nel settore delle libere professioni. Il tempo e denaro impiegato ed impegnato nell’apprendimento di strumenti digitali non dovrebbe essere concepito come un costo, bensì come un investimento con redditività a breve e lungo termine. Ma come avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti, notai, consulenti del lavoro e in generale tutti i liberi professionisti possono sfruttare al meglio le potenzialità dell’AI nella libera professione e nell’organizzazione quotidiana dello studio?
Diciamo innanzitutto che le funzionalità dell’intelligenza artificiale emergono soprattutto quando va ad integrarsi a tutti i livelli nell’operatività di uno studio. I vari applicativi non saranno così più percepiti come semplici dispositivi, ma diventeranno assistenti personali cui sarà possibile delegare compiti che richiedono tempo o competenze computazionali elevate. Non solo: nel settore giuridico – ad esempio-si arriva a parlare di “giustizia predittiva”, andando quindi ben oltre il semplice drafting di atti e pareri legali.
Le capacità che molti strumenti di intelligenza artificiale hanno di poter visionare immagini, leggere documenti, navigare su internet e molto altro aprono la porta ad un’infinità di utilizzi che vanno ben oltre alla semplice redazione dell’adempimento contabile o il capire quale conto utilizzare per registrare una fattura. Più in generale, l’AI può essere impiegata praticamente nelle seguenti attività:
- e-mail, bozze di atti, clausole, pareri legali, traduzioni, verbali e trascrizioni;
- attività di brainstorming;
- analisi di grandi quantità di dati e precedenti;
- organizzazione delle attività e procedute dello Studio;
- infografiche e proiezioni;
- suggerimenti di marketing e analisi del sentiment dei clienti.
Ma quali sono le piattaforme di intelligenza artificiale più utili ai liberi professionisti?
Ovviamente dipende dall’ambito di attività, ma in generale:
- Chat GPT 4
- Microsof Copilot Pro
- Gemini
- ai
- ai
Inevitabilmente, si assisterà ad una trasformazione dell’attività lavorativa di tutti gli utenti, soprattutto quella dei collaboratori. Ma questo non deve spaventare perché si tratta di supporto e di evoluzione di competenze, non di sostituzione delle risorse!
Inoltre, il vantaggio è che, a differenza delle tecnologie più datate, la modalità di interazione con strumenti di intelligenza artificiale avviene in modalità “umano” non in modalità computer. Non è più necessario studiare e imparare a memoria una serie di comandi in sequenza per ottenere il risultato desiderato: implementato da AI il software capisce ed esegue ciò che vogliamo e chiediamo. E impara da noi.
Ma proprio per questo diventa ancora più cruciale saper cosa chiedere e come chiederlo, in modo da avere il risultato desiderato.
Non solo. Forte della consapevolezza che nessun dispositivo, per quanto potente e moderno possa prescindere da una adeguata protezione, è fondamentale affiancare l’apprendimento delle metodiche di base di AI con quelle di Sicurezza cibernetica, per abbassare il livello di vulnerabilità del patrimonio di informazioni a disposizione dei liberi professionisti, nel rispetto della normativa nazionale ed europea in materia di protezione dei dati e compliance.
Questo perché l’altra faccia della crescente complessità derivante dalla trasformazione digitale, unita all’incremento esponenziale dello “smart working” e quindi di impiegati e collaboratori che operano al di fuori del perimetro dello studio, amplia enormemente la superficie di attacco informatico.
In altri termini: maggiore è la superficie di attacco, maggiori sono le opportunità per gli aggressori. Tutto questo non deve creare ansia, bensì consapevolezza della cogenza di un approccio unificato, semplificato ed efficace nella gestione delle nuove tecnologie.